Prima del 9 luglio la fabbrica era un luogo inaccessibile, estraneo, sconosciuto /

Ciò che ci ha spinto ad attivarci è stata la solidarietà contro i licenziamenti ma in fin dei conti ci siamo mobilitati per salvare 400 posti di lavoro che non ci appartenevano.
La fabbrica la conoscevamo dall’esterno per le iniziative del collettivo ma esisteva un confine preciso che divideva il dentro e fuori.
La proprietà privata del fondo finanziario.
Che stava lì a determinare chi poteva entrare e uscire, cosa, come, per chi si produceva e la stessa vita o morte dello stabilimento.
Quando quel 9 luglio gli operai hanno preso il controllo della fabbrica, rendendola accessibile al territorio, hanno trasformato i rapporti di proprietà.
Da quel momento l’assemblea permanente ha imposto che il dibattito su qualunque cosa si facesse al suo intento fosse di dominio pubblico.
La fabbrica è diventata il punto di congiunzione della Firenze che lotta, il quartier generale della mobilitazione e della solidarietà.
Prendendosi cura della fabbrica e lei del territorio è venuto meno il confine tra dentro e fuori, tra operai e solidali, trasformandoci in un unica famiglia allargata.
In questi 20 mesi abbiano difeso la fabbrica dalla delocalizzazione, sconfitto i licenziamenti, cucinato, mangiato e dormito assieme, partecipato alla costruzione del presidio, sostenuto la cassa di resistenza, cantato e ballato ai concerti, ci siamo appassionati alla convergenza culturale e ritrovati all’alba per partire in pullman e dare vita a molteplici tenetevi liberi.
Siamo diventati assemblea permanente, testuggine, classe dirigente dal basso, competenze solidali e dibattito pubblico sulla reindustrializzazione.
Oggi non c’è solo il fattore emotivo della solidarietà a spingerci in piazza.
C’è qualcosa di molto più profondo.
La consapevolezza che stanno toccando qualcosa che un pezzo della nostra Storia, che ci appartiene.
Appartiene al movimento ambientalista e transfemminista, agli studenti, ai circoli arci, alle associazioni di volontariato, ai centri sociali e a tutto il movimento operaio organizzato.
Questa volta se liquidano gkn non licenziano solo gli operai, licenziano tutti noi, licenziano l’esperienza di 20 mesi di lotta, licenziano questo percorso.


Oggi gkn non è più solo la fabbrica degli operai.
Oggi gkn è la mia fabbrica, è la nostra fabbrica, delle 17mila persone che hanno sostenuto la consultazione popolare, dei 300 soci della Soms Insorgiamo, dei 40mila del 18 settembre.
Rabbia, orgoglio, dignità sono le direttive di marcia che ci devono condurre alla piazza del 25 marzo.
Cacciamo Borgomeo e tutti i suoi lacchè.
Liberiamo gkn.
Tentiamo il futuro.
#insorgiamo

Per adesioni e materiali informativi https://insorgiamo.org/